Si riscontra oggi in Italia una carenza ancora troppo forte di un’adeguata cultura della sicurezza cibernetica, che espone il nostro Sistema Paese a pericoli sempre maggiori.
Esempi concreti – posti in evidenza nell’ultima Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza presentata al Parlamento – sono gli attacchi, sempre più frequenti condotti verso gangli vitali della nazione, come il sistema bancario e finanziario; nei confronti di reti infrastrutturali deputate al nostro approvvigionamento energetico; o l’intensificarsi dello spionaggio cibernetico, spesso realizzato da attori statali e volto all’acquisizione illecita di informazioni sensibili ai danni di aziende operanti in settori strategici per il Paese e ad elevato know-how.
Manca, inoltre – evidenzia il Cyber Security Report 2015, realizzato dal CIS-Sapienza e dal Laboratorio Nazionale di Cyber Security – “un approccio omogeneo per affrontare la cyber security”, sia in ambito pubblico sia in quello privato, bisognosi di maggiore cooperazione.
C’è, infine, un livello ancora più diffuso e pervasivo che riguarda la sicurezza personale di ogni cittadino: con la rivoluzione dell’Internet delle Cose, ogni famiglia – che abbia un frigorifero o usi un’autovettura – va incontro a rischi non trascurabili.
Affrontare i temi della costruzione di awareness e di una sicurezza partecipata; il racconto di best practice istituzionali e industriali provenienti da altri Paesi avanzati; e, non ultima, la creazione di momenti pubblici e privati di confronto, può aiutare a porre rimedio a queste lacune.